La pratica della presenza mentale è stata introdotta in forma codificata dal dottor Jon Kabat-Zinn alla fine degli anni 70 del secolo scorso, come protocollo per la riduzione dello stress. Il modello della extended mind (mente estesa) è stato sviluppato da Andy Clark e David Chalmers alla fine degli anni 90. L’uso di artefatti esterni a supporto dei processi cognitivi, costituisce un processo ampliato e, nello stesso tempo, non più scindibile.
Il possibile legame tra l’approccio alla vita mentale introdotto dalla Mindfulness e la prospettiva culturale e psico-sociale della mente estesa, sta nel cercare saggezza e consapevolezza non più solo nelle esperienze individuali ma anche nel mondo in cui conduciamo le nostre esistenze.
Una coscienza non solo interna alla mente, ma comprensiva di tutto ciò che ci circonda: corpo, relazioni, ambiente naturale e culturale.
Questo può essere arricchito enormemente attraverso gli strumenti che le nuove tecnologie digitali in rete mettono a disposizione, inclusa anche la realtà virtuale.
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