In questo testo l’autore, esperto insegnante di meditazione secondo la tradizione buddhista Theravada, sviluppa ampiamente il tema degli aspetti interpersonali delle pratiche meditative secondo la prospettiva della mindfulness, che negli ultimi decenni si sta diffondendo, e che si arricchisce progressivamente di applicazioni in campo clinico e sociale.
Mindfulness è la traduzione inglese del termine sati, che in lingua pali significa consapevolezza. Il termine è stato impiegato per denominare una serie di metodologie e di pratiche, a partire dall’importante protocollo di medicina complementare MBSR di Jon Kabat-Zinn, per la riduzione dello stress.
Ricco di numerosi esempi concreti, il libro segue la matrice degli insegnamenti tradizionali, adattandoli al contesto occidentale, e portando l’attenzione sugli innumerevoli aspetti del vivere quotidiano in relazione, che costituisce il vero banco di prova dell’equilibrio personale.
Le interazioni sociali possono essere viste anche dal punto di vista dell’individuo e delle dinamiche interne, ma la gran parte degli automatismi prodotti da influenza sociale e spinte culturali è meglio evidenziata da un’impostazione relazionale e sistemica.
Al cuore dell’elaborazione di Kramer vi è il cosiddetto insight dialogue (dialogo di consapevolezza) che si esplicita nel prestare attenzione alla relazione interpersonale nel momento presente, con curiosità e accettazione.
E’ comune riconoscere di essere costantemente governati da automatismi e pensieri ricorrenti. Un’utile pratica appare essere quella di distanziarsi da questo tipo di pensieri, nel senso di osservarli come eventi creati dalla mente, senza confonderli con gli eventi reali. Comprendere che all’origine di stati di tipo ansioso, vi siano i pensieri automatici, e che la pratica della mindfulness agisce esattamente sui pensieri automatici, riducendoli, è una porta di ingresso a nuove possibilità di vita e di relazione.
I benefici per l’intero organismo di una regolare e seria applicazione delle forme di attenzione calma e rilassata agli eventi del momento presente, sono ormai largamente riconosciuti ma, generalmente, i momenti formali sono in forma individuale; anche se svolti in gruppo, non sono previste particolari interazioni meditative tra i partecipanti. Confortata da esempi nella storia delle correnti contemplative religiose (soprattutto monastiche), la proposta dell’Insight Dialogue è quella di esplorare le potenzialità di meditare in relazione, interagendo in alcuni momenti sul piano verbale e non verbale. L’addestramento fornisce utili spunti per la vita sociale ordinaria, e contribuisce anche a illuminare aspetti individuali del percorso meditativo, che non avevano avuto occasione di evidenziarsi nella tradizionale pratica solitaria.
Il testo procede seguendo la via delle quattro nobili verità del Buddha: la presenza della sofferenza, l’origine della sofferenza, la cessazione della sofferenza, il sentiero che conduce a tale estinzione. Vi è una sofferenza intra-psichica e personale, ma anche i complicati intrecci delle relazioni sono determinanti nel condizionare la nostra maturazione e sviluppo. Anche in tale universo, la sofferenza che esiste, ha un’origine, può essere fatta cessare e vi è una strada per conseguirlo.
In primo luogo, le relazioni rappresentano un impegnativo banco di prova nel percorso di crescita personale. Per includere e trasformare gli schemi abituali, la pratica assidua della pura consapevolezza nella relazione vuole coltivare importanti qualità umane. Innanzitutto, la benevolenza incondizionata (metta), che consiste in una relazione amichevole verso se stessi e verso gli altri, in un rapporto non difensivo, non diffidente, verso tutta la realtà. Ciò ha immediate conseguenze etiche, ma tale approccio comportamentale può maturare spontaneamente, senza forzature o resistenze da parte delle strutture del pensiero.
In secondo luogo, lo sviluppo dell’insight, dell’intuizione, della chiara comprensione di ciò che c’è, nel mondo e in noi stessi favorisce un’intelligenza, una visione risolutiva spontanea (prajna) che nasce proprio dalla coltivazione assidua di un’attenzione calma e aperta. Tale aspetto può apparire apparentemente contraddittorio, ma è stato sperimentato in molte occasioni, sia nella prospettiva orientale (ad esempio, i koan della tradizione zen), sia in quella occidentale. Ad esempio, il metodo socratico si pone l’obiettivo, attraverso una serrata e acuta analisi logica, di sciogliere le ingessature intellettuali e dare spazio al sorgere intuitivo di una nuova comprensione sulla realtà. (vedi pag. 42 ss).
Concretamente, Kramer suggerisce sei passi: Pausa, Rilassa, Apri, Confida nell’emergere, Ascolta in profondità, Dì la verità. Il punto-chiave è il primo, dare cioè il giusto tempo alla comunicazione e alla relazione, predisponendosi con calma e disponibilità al confronto e al pieno ascolto reciproco, osservando le sensazioni che emergono alla coscienza. La pratica della consapevolezza può essere intesa come una purificazione della percezione: togliere pregiudizi, barriere, filtri, per far emergere quello che c’è.
Nella nostra esperienza, abbiamo tutti sperimentato che la soluzione a un problema può arrivare più facilmente quando siamo rilassati, al mattino, dopo una passeggiata, rispetto a quando si sta rimuginandovi su da troppo tempo. Non si tratta di esperienza (know-how), né di competenza. La benevolenza e l’intelligenza intuitiva rappresentano risorse preziose per operare ed evolvere in modo autentico e responsabile; esse sorgono dalla piena consapevolezza del momento presente, e possono (o forse devono) essere condivise con le altre persone.
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