L’apprendimento avviene mediante la scoperta dell’errore è grazie ad esso che arriviamo alla conoscenza.
Saper di poter sbagliare aiuta il soggetto a non temere il giudizio perché consapevole del fatto che attraverso di esso la conoscenza aumenta. L’incontro, come pratica e scoperta, il superamento dell’errore, il controllo dell’errore, individuale o collettivo che sia, può essere produttivo di nascita e sviluppo di sentimenti che attengono alla sfera morale e sociale dell’essere umano. Il bambino che ha dimestichezza con l’errore, sia nel commetterlo che nel correggerlo, e osserva il suo simile che viene a trovarsi nelle sue stesse condizioni, si sente a lui vicino e legato per qualcosa che fa parte della loro natura e della loro formazione.
Anche la scuola ha iniziato ad interrogarsi sulla concezione dell’errore. Si è cominciato a ragionare sul problema dell’errore come aspetto connotato di valenza non solo negativa ma anche positiva. L’apprendimento si connota di una sua specificità di processo mentale, e l’insegnamento si configura come attività di mediazione tra il soggetto che costruisce questi processi e l’oggetto culturale che diviene la fonte ineliminabile di alimentazione degli stessi. In questa logica, l’attenzione è tutta spostata sui processi di apprendimento che l’alunno attiva, sui suoi sforzi, le sue difficoltà, i suoi errori. La sottolineatura dell’errore è di tipo positivo, l’insegnante supporta cioè l’alunno nella riflessione su ciò che sta avvenendo nella sua mente mentre sta imparando. Il compito dell’insegnante è anche quello di far comprendere ai propri allievi che l’errore non è un peccato o qualcosa di drammatico e scandaloso, ma il motore del progresso scientifico e del processo educativo nel quale sono coinvolti.
La pedagogia positiva dell’errore si realizza in due aspetti: portare l’alunno alla riflessione sul suo apprendere e aiutarlo a controllare in modo positivo i suoi sforzi, i suoi insuccessi, le sue insicurezze, ma anche l’insegnante, in questo processo, si mette in discussione circa i propri possibili errori e su come riuscire a prevenire gli errori degli alunni, nei processi di insegnamento-apprendimento che attiva. Egli si interroga soprattutto in rapporto al tipo di strategie da attivare per favorire il successo nell’ apprendimento, attraverso processi di controllo differenziati a seconda della difficoltà del compito di apprendimento.
Tra le strategie più utili a tal fine vi è certamente la necessità di tener conto che è necessario saper proporre in modo chiaro ed inequivocabile obiettivi, comportamenti, risultati attesi rispetto al processo di apprendimento attivato. Questo significa che l’attenzione sull’alunno non sarà tanto focalizzata sul fatto che egli sta acquisendo competenze comportamentali, quanto sulle sue modalità di pervenire alla conoscenza, sui procedimenti mentali ed emozionali che lo portano a modificare la sua struttura di conoscenza in modo flessibile e articolato, ed a sapere di sapere, modificando in tal modo i propri processi mentali. Tale pedagogia e prassi educativa, che traggono fondamento dalla negazione di ogni rigida metodica e sono improntate al dinamismo creativo, alla cooperazione fattiva, alla ricerca perenne, sono basate sull’esperienza per tentativi: esperienza, cioè, rivolta alla ricerca di soluzioni soddisfacenti dei problemi che la viva realtà pone continuamente (cfr. Freinet, 1963). Questa ricerca comporta, per sua natura, di incorrere continuamente in errori, che volta a volta vengono eliminati, spianando così la strada verso la conoscenza, alla cui base, pertanto, c’è una forte motivazione e alla cui scoperta concorre certamente una buona dose di immaginazione e di creatività, disciplinate poi da un lucido rigore logico.
da Andrea Pedullà MindMapp