Diversamente da quando camminiamo per andare da qualche parte, per fare attività fisica o per il semplice di passeggiare, si potrebbe usare tale attività fisica come supporto alla meditazione. Meditare camminando può insegnare a costruire un nuovo rapporto con noi stessi.
La camminata meditativa non ha nè una meta nè uno scopo preciso; va assaporata nel presente, nel qui e nell’ora.
Mettere un piede davanti l’altro significa entrare in sintonia profonda con il presente, il luogo in cui tutto accade ed in cui ogni cosa è perfetta. Significa inoltre recuperare una certa forma di semplicità, virtù fondamentale per accedere alla parte più profonda di sè.
Camminare significa anche coinvolgere il proprio corpo in questa ricerca e scegliere di dedicare tempo a conoscerlo. Significa apprezzare la gioia della lentezza e del raccoglimento. Significa andare da qualche parte, ma anche essere in cammino. Significa aprirsi al mondo e accettare le cose così come sono, senza filtri. Significa concedersi un’occasione impareggiabile per scoprire la natura e lasciarsi ispirare da essa.
Camminare con consapevolezza significa, infine, andare alla ricerca di se stessi. Scoprire la propria vera natura. E’ come partire per un pellegrinaggio alla riconquista della propria anima.
Gli antichi Greci insegnavano passeggiando; i monaci, nei chiostri dei monasteri associavano (e continuano ad associare) la preghiera all’atto di camminare. Da sempre, pellegrinaggi e lunghe camminate inducono gli uomini alla meditazione. Poeti e artisti hanno sempre amato camminare, perdersi nella semplicità di questo gesto capace di riempire il corpo e liberare la mente. Kant adorava passeggiare nei giardini di Konigsberg; il giovane Rousseau non esitava a spostarsi a piedi, da Annecy a Torino, da Parigi a Chambéry. Nietzsche amava le escursioni sulle alte montagne dell’Engadina, mentre uno dei miei autori americani preferiti, Thoreau, usciva ogni giorno per andare a fare una passeggiata nei boschi.
Sono assolutamente convinto che tutti, ciascuno di voi, nella sua vita abbia avuto l’esigenza di interrompere ciò che stava facendo per poter uscire all’aria aperta e camminare. Nei paesi anglofoni c’è una frase idiomatica che rappresenta anche figurativamente questo stato d’animo: “take a walk”, ovvero uscire a farsi una passeggiata.
Ogni essere umano muove i primi passi decidendo deliberatamente di abbandonare la comoda culla o la calda copertina per iniziare un processo di ricerca esplorazione e apprendimento, faticoso e complesso processo cognitivo che risulterà essenziale per il pieno sviluppo delle nostre attività fisiche e mentali.
Da azione goffa e difficoltosa diventa in età adulta un vero e proprio automatismo, un gesto così naturale che non nessuno si chiede più “quale piede devo muovere?”. Questo movimento perfettamente automatico richiede solo una piccolissima parte della nostra attenzione, quanto basta per badare a dove stiamo appoggiando i piedi. E’ per questo che la camminata può rivelarsi un sostegno ideale per la meditazione. Proprio così: non è necessario essere immobili, si può benissimo meditare anche in movimento!
La maggior parte delle volte, tuttavia, ci mettiamo in cammino spinti da un obiettivo preciso e dalla volontà di arrivare da qualche parte e quindi non riusciamo ad apprezzare ciò che il presente ha da offrirci nell’istante in cui compiamo ogni singolo passo.
E se invece provassimo a camminare nel più semplice dei modi? A camminare per il semplice piacere di farlo concentrandoci sui nostri movimenti? Davanti a noi potrebbe aprirsi una nuova strada, un meraviglioso percorso verso la meditazione! Passo dopo passo, potremmo scoprire una moltitudine di sensazioni rimaste finora sepolte sotto il peso delle nostre agende sempre troppo cariche di impegni.
Del resto, riuscirci è facilissimo: dovremo soltanto dimenticare gli altri obiettivi e limitarci a camminare. Camminare e basta, per accrescere la nostra consapevolezza e scoprire che, più della meta, ciò che conta è il cammino.